In questo post andrò a parlare degli indizi di menzogna
sul viso. Ci ho messo più del previsto a tessere le fila del racconto. Ekman
nel suo libro, I volti della menzogna, bombarda il lettore di informazioni nonostante
il suo stile divulgativo. Non è per niente semplice riconoscere gli indizi
rivelatori di menzogna sul viso delle persone. Sembra facile capire quando una
persona mente, tutti crediamo di essere bravi in questo. In realtà non è
affatto così banale come possa sembrare. Il viso ha tantissimi muscoli e può
perfino mentire dicendo contemporaneamente la verità.
Per capire quando una persona mente bisogna
innanzitutto comprendere come funziona il nostro cervello e soprattutto
ricordare che esso è il prodotto dell’evoluzione della specie per selezione
naturale. Un processo lento che, nel corso del tempo, ha portato all’emergere
di proprietà sempre più sofisticate che permettessero all’individuo di adattarsi
meglio all’ambiente. Tra questi adattamenti troviamo: il saper parlare meglio
con il prossimo, il difendersi dai nemici e dai propri conspecifici, avere
delle proprietà intellettive superiori, saper mentire, avere una costituzione
fisica più resistente al freddo o alle radiazioni, ecc. Una o più di una di
queste facoltà ha determinato per il soggetto portatore un vantaggio immediato,
così da essere in posizione favorevole nei confronti degli altri. Sapersi ambientare
meglio significa superare illesi i primi anni di vita, in modo tale da raggiungere nel
pieno delle forze il periodo in cui si va alla ricerca della compagna. Si lotta
per la sua conquista e, nella competizione amorosa, si ha più probabilità di
essere scelti se l’individuo in questione presenta dei notevoli vantaggi competitivi
e, soprattutto, all’occhio della compagna è più adatto a procurare cibo, nonché mantenere una relazione stabile in ottica di affidamento della prole.
I muscoli del viso si sono evoluti presentando
movimenti e mimiche facciali volontarie e involontarie. Felicità, paura,
rabbia, disgusto, tristezza, sofferenza, sono caratteristiche universali comuni
a tutti gli esseri umani, senza distinzione di età, sesso, razza, cultura. Fin dalla tenera età i bambini sono capaci di esprimere
emozioni, essendo innate. Molte delle espressioni facciali le condividiamo
anche con i nostri cugini: i primati superiori. I bambini imparano presto a
controllare i movimenti del volto, dissimulando e nascondendo la verità con un
misto di autenticità e finzione. Crescendo, le regole di espressione della cultura
di appartenenza entrano prepotentemente nel modo di fare della persona. Una
caratteristica innata del cervello è il motore di base, su cui la cultura, il
linguaggio e le regole di condivisione poggiano, per poi successivamente fungere
da “modificatore”.
È dunque impossibile riconoscere una menzogna se è
forgiata fin dai primi anni di vita del bambino?
È proprio per tale radicatezza, per lenta capacità con
cui si instaura fin dall’infanzia, che riconoscere una menzogna non è così semplice.
Il volto, il tono di voce e il corpo però, lasciano sempre trapelare degli
indizi rivelatori. È su tali indizi che ci si deve concentrare.
Potremmo cominciare distinguendo le emozioni
autentiche, involontarie, e non autentiche o volontarie che chiamano in causa
parti diverse del cervello. Ma un’emozione non è semplice da analizzare. Se ad
ogni emozione corrispondesse una espressione facciale equivalente la nostra
analisi sarebbe molto semplice. Ma non è così. Ad ogni emozione, ci spiega
Ekman, corrisponde una famiglia di espressioni, ed ogni famiglia di emozione varia
per intensità, controllo, tempi di avvio e di spegnimento e temperatura.
La
collera per esempio può andare dal fastidio al furore, dall’esternazione al
soffocamento, da un tempo di avvio istantaneo o rallentato, da un caldo
ribollire a una temperatura più fredda e calcolata.
Ma non è tutto così aleatorio come possa sembrare. Ci
si può basare su alcuni dati empirici per il riconoscimento della menzogna. Nei
muscoli della fronte troviamo quelli più difficili da falsificare. La
dilatazione della pupilla poi ci può dire molto. Prodotta dal sistema nervoso
autonomo, infatti, non si può controllare, è autentica. Le pupille si dilatano al
nascere dell’emozione.
Il sistema nervoso autonomo produce anche il pallore in
volto, così come il rossore e la sudorazione. Tutte proprietà difficili da
falsificare, proprio per la loro origine vegetativa. Le già citate
microespressioni, la postura, il tono di voce e le espressioni soffocate, così
come i lapsus possono metterci sul chi va là, ma possiamo trovare anche una
asimmetria, uno stacco temporale innaturale tra il nascere dell’emozione e il
gesto corrispondente, come quando si urla per la collera e solamente dopo
qualche istante si decide di dare un colpo sul tavolo. Un sistema di rivelazione della menzogna che si basa su alcune caratteristiche empiriche potrebbe essere il poligrafo. Ekman però ci mette in guardia a proposito. è sicuramente vero che il poligrafo capisce quando c'è un'alterazione improvvisa nel corpo del soggetto interrogato, ma è altrettanto doveroso considerare la moltitudine di falsi positivi che può produrre questa macchina. Nel prossimo intervento parlerò dei falsi positivi e falsi negativi e di quanto sia utile il poligrafo per la rilevazione delle menzogne. Percorrerò a mio giudizio così tutte le tappe più importanti del libro di Paul Ekman, traendone delle sensazioni e spaziando di tanto in tanto su evoluzionismo e il rapporto tra mente e cervello.