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giovedì 16 marzo 2017

Come capire e valutare chi ci sta di fronte di D. Mackenzie Davey

Oggi userò alcuni spunti tratti da Come capire e valutare chi ci sta di fronte di D. Mackenzie Davey per ripercorrere la storia dello studio delle espressioni facciali, la comprensione a prima vista dell’individuo e la mia passione sul cercare di capire il prossimo. Anche se, probabilmente, come disse Sartre, l’essere umano è inafferrabile, posso comunque cercare di comprendere quelle caratteristiche universali che ci accomunano come esseri umani, evoluzionisticamente parlando. Lo studio del linguaggio del corpo però può anche favorire campi come la selezione e ricerca del personale o cercare di difenderci da chi ci sta mentendo.
Gli uomini hanno sempre cercato di capire il prossimo. I primi tentativi risalgono alla Grecia classica. Ippocrate, il padre della medicina, sviluppò il concetto degli umori. L’organismo umano dipenderebbe dall’equilibrio degli elementi di aria, terra, fuoco e acqua, definito eucrasia, mentre il prevalere dell'uno o dell'altro causerebbe la malattia ovvero discrasia.
Da Wikipedia,
la teoria umorale è anche una teoria della personalità: la predisposizione all'eccesso di uno dei quattro umori definirebbe un carattere, un temperamento e insieme una costituzione fisica detta complessione:

  • il malinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido, avaro, triste;
  • il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
  • il flemmatico, con eccesso di flegma, è beato, lento, pigro, sereno e talentuoso;
  • il sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa.
L'infinita possibilità che gli elementi hanno di combinarsi fra loro è all'origine degli infiniti caratteri riscontrabili nella natura umana. Gli umori, inoltre, sono soggetti a prevalere o a diminuire a seconda dei momenti della giornata, delle stagioni e delle età della vita. Il sangue, ad esempio, prevale in primavera, la bile gialla in estate, la flemma in autunno e la bile nera in inverno.
Inutile dire che la teoria degli umori è stata completamente abbandonata. Ancora oggi, tuttavia, si attribuisce una qualche validità ai tipi di temperamento indicati da Ippocrate come si evince dalla figura, dove si può riconoscere dall’espressione facciale il tipico poeta romantico, languido e malinconico; il tipo combattente, pronto a far fuoco e fiamme; il tipo sonnolento, flaccido e flemmatico e, infine, la persona fiduciosa, ottimista e gioviale.

Un altro metodo d’interpretazione della personalità basato sull’aspetto fisico è la Fisiognomica. Sembra accertato che sia stato Aristotele il primo a scrivere sull’argomento.

Da Wikipedia,
Si tratta di un criterio di deduzione delle caratteristiche psicologiche dell’uomo che  pretende di dedurre i caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico, soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto. Il termine deriva dalle parole greche physis (natura) e gnosis (conoscenza). Fin dal XVI secolo questa disciplina godette di una certa considerazione tanto da essere insegnata nelle università. 
Esistono due principali tipi di fisiognomica:
  • la fisiognomica predittiva assoluta, che sostiene una correlazione assoluta tra alcune caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali; queste teorie non godono più di credito scientifico.
  • la fisiognomica scientifica, che sostiene una qualche correlazione statistica tra le caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali a causa delle preferenze fisiche di una persona dovute al comportamento corrispondente. La correlazione è dovuta al rimescolamento genetico. Questo tipo di fisiognomica trova fondamento nel determinismo genetico del carattere.
 Un’altra pseudoscienza è la Frenologia. (dal greco phren = mente e logos= studio) è una dottrina pseudoscientifica ideata e propagandata dal medico tedesco Franz Joseph Gall (1758 - 1828), secondo la quale le singole funzioni psichiche dipenderebbero da particolari zone o "regioni" del cervello, così che dalla valutazione di particolarità morfologiche del cranio di una persona, come linee, depressioni, bozze, si potrebbe giungere alla determinazione delle qualità psichiche dell'individuo e della sua personalità.
Come accadde in seguito per i test d'intelligenza anche la frenologia per un certo tempo venne vista con interesse dai datori di lavoro, tanto che molti imprenditori giudicavano l'onestà delle persone da assumere in base alle loro caratteristiche morfologiche.
Fu verso la fine del XIX secolo che questa pseudoscienza perse la sua credibilità.
Solo alcuni si ostinarono ancora a considerarla scienza, come ad esempio coloro i quali divulgarono la convinzione che la razza ariana fosse la razza superiore.

Dopo questo rapido excursus sulla pseudoscienza che ha dominato la scienza e la visione del mondo fino a pochi secoli fa, possiamo comunque tenere per noi alcune buone idee. È accertato che esista un complesso sistema di comunicazioni non verbali fatto di sguardi, gesti, atteggiamenti, microespressioni, tale da poter comprendere chi ci stia di fronte in pochi attimi. Le reazioni emotive che scattano, spesso impercettibili, ci aiutano a capire se quanto viene espresso a voce corrisponda alla realtà o ci stanno mentendo. Il dubbio, il ragionevole dubbio Cartesiano è sempre attuale. Il fatto è che la microespressione arriva prima e inconsciamente, se si cerca di rimanere impassibili, il danno è stato già fatto. L’ordine impartito dal cervello di rimanere impassibili arriva troppo tardi, quando, cioè, una minima increspatura è già avvenuta. Si parla di danno, se l’interlocutore esperto se ne accorge, sennò passa tutto in cavalleria.

Una caratteristica che non è possibile nascondere agli occhi esperti è il restringimento e la dilatazione delle pupille. La gente può fingere allegria, tristezza, aggressività, durezza e compassione, ma non la contrazione delle pupille che è un riflesso involontario. La luce fa restringere le pupille, per evitare che l’eccesso di luce danneggi l’occhio, viceversa la sera si allargano per la poca luce. Ma anche le emozioni giocano un ruolo predominante. Quando vediamo qualcosa di eccitante o di piacevole, le pupille si dilatano; di fronte a qualcosa di sgradevole si restringono. Siamo di fronte dunque a un fenomeno che può essere studiato scientificamente.  
Desmond Morris sostiene, per esempio che oltre al birdwatching esista il manwatching, inteso come osservazione dell’uomo (non come voyeurismo ovviamente). Chi studia il comportamento degli uomini trova ugualmente interessante sia come un vecchio signore saluti un amico, sia come una ragazza incroci le gambe; è un ricercatore sul campo e il suo campo è dappertutto: la fermata dell’autobus, il supermercato, l’aeroporto, ecc. Dovunque ci sia gente il manwatcher ha qualcosa da imparare su i suoi simili e su se stesso. Ho trovato il corrispettivo in italiano del libro di Morris, L' uomo e i suoi gesti. L'osservazione del comportamento umano, che mi attira in maniera esagerata, e dovrò comprarlo al più presto. Che poi Morris è lo stesso della Scimmia Nuda balla a cui si ispira il vincitore di Sanremo. 
Che abbia trovato il mio lavoro ideale? Interessante il manwatching anche se a prima vista sembra un po' da stalker. 



lunedì 9 settembre 2013

Le nostre menzogne sono sempre credibili?

Che tipo d'influenza ha il nostro comportamento non verbale sugli altri? Le nostre parole sono sempre in sincrono con l'espressione facciale? Quando mentiamo o dissimuliamo, riusciamo sempre a essere credibili, o qualcosa in noi ci tradisce?
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Se siete degli attori di professione, o "attori nati" nella maggior parte dei casi la farete franca nella vita. Ma non è così per la maggior parte degli esseri umani. Infatti, tutti noi facciamo fatica a controllare più sistemi di comunicazione contemporaneamente, specialmente quando si mente. Quando proviamo a frenarci con le parole e, allo stesso tempo, controllare i movimenti corporei siamo già in crisi. Entrano in scena poi un mix di emozioni contrastanti: la paura di essere scoperti in primis, il senso di colpa per aver mentito, la soddisfazione per essere riusciti a farsi credere. Se ci mettiamo poi anche le espressioni facciali, il risultato sarà il crash del sistema. Risulterà un viso controllato, un tono di voce probabilmente impacciato, il corpo a tratti gesticolante o immobile. Cal Lightman vi avrebbe già scoperto e…demolito. Se avete capito di cosa sto parlando siete anche voi dei Callian…appassionati della mitica serie televisiva Lie to Me, forse la più coinvolgente degli ultimi 10 anni, ma interrotta inesorabilmente e tragicamente.
Se siete poi andati oltre la semplice visione, ma vi siete (come me pazzamente) imbattuti in altre riflessioni, allora probabilmente saprete che Lie to Me prende spunto dagli studi ventennali di Paul Ekman. Psicologo statunitense, ha dimostrato come le espressioni facciali non siano totalmente determinate dalla cultura e dalle tradizioni, ma in buona parte universali e, dunque, uguali per gli tutti gli esseri umani, così come le emozioni, indissolubilmente legate alle espressioni. Beh, in fondo aveva anche qui ragione Darwin.
Probabilmente, nel famigerato periodo ancestrale le emozioni facciali sono servite per adattarci meglio all'ambiente e comunicare meglio (e forse prima ancora delle parole). Ekman stila una lista di espressioni che sono da considerarsi universali: divertimento, disprezzo, contentezza, imbarazzo, eccitazione, colpa, orgoglio dei suoi successi, sollievo, soddisfazione, piacere sensoriale, vergogna. Nella mia lettura dei Volti della Menzogna. Gli indizi dell'inganno nei rapporti interpersonali, negli affari, nella politica, nei tribunali, mi sono imbattuto in un linguaggio molto chiaro, divulgativo, non proprio in un saggio universitario.
Da qui in avanti andrò a scrivere alcune riflessioni che mi sono passate per la mente leggendo questo splendido libro. Buona lettura, a presto con gli aggiornamenti.