lunedì 28 ottobre 2013

Indizi di menzogna sul viso

In questo post andrò a parlare degli indizi di menzogna sul viso. Ci ho messo più del previsto a tessere le fila del racconto. Ekman nel suo libro, I volti della menzogna, bombarda il lettore di informazioni nonostante il suo stile divulgativo. Non è per niente semplice riconoscere gli indizi rivelatori di menzogna sul viso delle persone. Sembra facile capire quando una persona mente, tutti crediamo di essere bravi in questo. In realtà non è affatto così banale come possa sembrare. Il viso ha tantissimi muscoli e può perfino mentire dicendo contemporaneamente la verità.
Per capire quando una persona mente bisogna innanzitutto comprendere come funziona il nostro cervello e soprattutto ricordare che esso è il prodotto dell’evoluzione della specie per selezione naturale. Un processo lento che, nel corso del tempo, ha portato all’emergere di proprietà sempre più sofisticate che permettessero all’individuo di adattarsi meglio all’ambiente. Tra questi adattamenti troviamo: il saper parlare meglio con il prossimo, il difendersi dai nemici e dai propri conspecifici, avere delle proprietà intellettive superiori, saper mentire, avere una costituzione fisica più resistente al freddo o alle radiazioni, ecc. Una o più di una di queste facoltà ha determinato per il soggetto portatore un vantaggio immediato, così da essere in posizione favorevole nei confronti degli altri. Sapersi ambientare meglio significa superare illesi i primi anni di vita, in modo tale da raggiungere nel pieno delle forze il periodo in cui si va alla ricerca della compagna. Si lotta per la sua conquista e, nella competizione amorosa, si ha più probabilità di essere scelti se l’individuo in questione presenta dei notevoli vantaggi competitivi e, soprattutto, all’occhio della compagna è più adatto a procurare cibo, nonché mantenere una relazione stabile in ottica di affidamento della prole.
I muscoli del viso si sono evoluti presentando movimenti e mimiche facciali volontarie e involontarie. Felicità, paura, rabbia, disgusto, tristezza, sofferenza, sono caratteristiche universali comuni a tutti gli esseri umani, senza distinzione di età, sesso, razza, cultura.  Fin dalla tenera età i bambini sono capaci di esprimere emozioni, essendo innate. Molte delle espressioni facciali le condividiamo anche con i nostri cugini: i primati superiori. I bambini imparano presto a controllare i movimenti del volto, dissimulando e nascondendo la verità con un misto di autenticità e finzione. Crescendo, le regole di espressione della cultura di appartenenza entrano prepotentemente nel modo di fare della persona. Una caratteristica innata del cervello è il motore di base, su cui la cultura, il linguaggio e le regole di condivisione poggiano, per poi successivamente fungere da “modificatore”.
È dunque impossibile riconoscere una menzogna se è forgiata fin dai primi anni di vita del bambino?
È proprio per tale radicatezza, per lenta capacità con cui si instaura fin dall’infanzia, che riconoscere una menzogna non è così semplice. Il volto, il tono di voce e il corpo però, lasciano sempre trapelare degli indizi rivelatori. È su tali indizi che ci si deve concentrare.
Potremmo cominciare distinguendo le emozioni autentiche, involontarie, e non autentiche o volontarie che chiamano in causa parti diverse del cervello. Ma un’emozione non è semplice da analizzare. Se ad ogni emozione corrispondesse una espressione facciale equivalente la nostra analisi sarebbe molto semplice. Ma non è così. Ad ogni emozione, ci spiega Ekman, corrisponde una famiglia di espressioni, ed ogni famiglia di emozione varia per intensità, controllo, tempi di avvio e di spegnimento e temperatura.
 La collera per esempio può andare dal fastidio al furore, dall’esternazione al soffocamento, da un tempo di avvio istantaneo o rallentato, da un caldo ribollire a una temperatura più fredda e calcolata.

Ma non è tutto così aleatorio come possa sembrare. Ci si può basare su alcuni dati empirici per il riconoscimento della menzogna. Nei muscoli della fronte troviamo quelli più difficili da falsificare. La dilatazione della pupilla poi ci può dire molto. Prodotta dal sistema nervoso autonomo, infatti, non si può controllare, è autentica. Le pupille si dilatano al nascere dell’emozione. 
Il sistema nervoso autonomo produce anche il pallore in volto, così come il rossore e la sudorazione. Tutte proprietà difficili da falsificare, proprio per la loro origine vegetativa. Le già citate microespressioni, la postura, il tono di voce e le espressioni soffocate, così come i lapsus possono metterci sul chi va là, ma possiamo trovare anche una asimmetria, uno stacco temporale innaturale tra il nascere dell’emozione e il gesto corrispondente, come quando si urla per la collera e solamente dopo qualche istante si decide di dare un colpo sul tavolo. Un sistema di rivelazione della menzogna che si basa su alcune caratteristiche empiriche potrebbe essere il poligrafo. Ekman però ci mette in guardia a proposito. è sicuramente vero che il poligrafo capisce quando c'è un'alterazione improvvisa nel corpo del soggetto interrogato, ma è altrettanto doveroso considerare la moltitudine di falsi positivi che può produrre questa macchina. Nel prossimo intervento parlerò dei falsi positivi e falsi negativi e di quanto sia utile il poligrafo per la rilevazione delle menzogne. Percorrerò a mio giudizio così tutte le tappe più importanti del libro di Paul Ekman, traendone delle sensazioni e spaziando di tanto in tanto su evoluzionismo e il rapporto tra mente e cervello.